Sono stati anche loro gli eroi della fase cruciale dell’emergenza coronavirus in Italia. Sono stati osannati ma, come spesso accade, dopo poi si sono spenti i fari. Gli infermieri da anni vivono situazioni precarie di lavoro e in risposta ricevono, troppo spesso, solo promesse. Sono almeno 8mila gli infermieri contagiati, circa 40 quelli morti. Ora però scendono in piazza domenica 15 giugno di mattina, in circa 30 città italiane (a Napoli in Piazza Plebiscito) per farsi sentire. L’iniziativa è a firma del Movimento Nazionale Infermieri, un gruppo apartitico e senza sindacato.
Chiedono il riconoscimento di diritti e l’equiparazione tra quelli dei dipendenti pubblici e di quelli privati, la dotazione di migliori strumenti e accessori di lavoro, contratti dignitosi, insomma un servizio sanitario efficace. Da anni – affermano – i Governi hanno fatto promesse, interfacciandosi con le autorità e raramente con chi lavora quotidianamente nelle strutture sanitarie: la professione ormai “viene sempre più sfruttata, demansionata, sottopagata e inglobata in categorie professionali che non ci appartengono“. Domenica alle 10 ci si attende una massiccia presenza, quasi 36 mila in tutta Italia, potrebbe essere il flash mob più imponente della storia di questa categoria.