“Saving Mr. Banks”: un magnifico omaggio all’immortale Mary Poppins

di Vittorio Paolino Pasciari

Saving Mr Banks è un film di genere biopic del 2013 diretto da John Lee Hancock che ha per interpreti principali Tom Hanks (Walt Disney), Emma Thompson (Pamela Lyndon Travers), Annie Rose Buckley (Pamela Lyndon Travers, bambina), Colin Farrell (Travers Robert Goff), Ruth Wilson (Margaret Goff), Paul Giamatti (Ralph) Rachel Griffiths (zia Ellie), Bradley Whitford (Don DaGradi), Jason Schwartzman (Richard M. Sherman), B. J. Novak (Robert M. Sherman) e Kathy Baker (Tommie). La pellicola narra in maniera romanzata la storia vera di come Disney ottenne dalla Travers i diritti del suo romanzo per trarne il celeberrimo film musicale Mary Poppins. Oltre a numerose candidature, fra i riconoscimenti vanta il Premio Saturn Award “Migliore attrice” a Emma Thompson” ed è ritenuto uno dei migliori dieci film dell’anno al National Board of Review of Motion Pictures 2013.

Vento dall’Est, la nebbia è là.
Qualcosa di strano fra poco accadrà.
Troppo difficile capire cos’è,
ma penso che un ospite arrivi per me. 

TRAMA Nel 1961 la scrittrice Pamela Lyndon Travers lascia controvoglia la sua casa a Londra ed intraprende un viaggio a Los Angeles. Il noto produttore cinematografico Walter Elias Disney è deciso a creare un film tratto dal romanzo più celebre della scrittrice: Mary Poppins. Ma la collaborazione fra produttore e scrittrice si rivela un vero scontro per i diritti d’autore in cui la seconda sembra irremovibile a non cedere alle lusinghe del primo. La travagliata collaborazione riporterà a galla nella mente della scrittrice i fantasmi di un passato tragicamente segnato dalla morte del padre ma allo stesso tempo sarà per lei occasione di ritrovare, grazie alla magia dell’intramontabile Classico disneyano, una serenità che sembrava perduta per sempre.

ANALISI DEL FILM L’azione scorre lenta alternando, attraverso il flashback, lo scontro scrittrice-produttore con i ricordi di un’infanzia segnata da una tragica perdita. Il carattere duro dell’autrice non sopporta la leggerezza di chi crea storie suggestive ma edulcorate in celluloide. Ma questo atteggiamento è solo una facciata per non affrontare il ritorno di un trauma non ancora superato. La corazza viene, non senza sforzi gravosi, gradatamente smussata e rivela un profondo bisogno di riscatto da una realtà crudele e senza giustizia. E quando tutto sembra andare per il meglio, un ultimo imprevisto riporta la divisione iniziale ad una rottura che sembra insanabile. Infine, come nella più classica delle favole, la leggerezza – quella che non è affatto superficialità – riesce a fare breccia nel cuore ferito offrendo un valido motivo per affrontare e superare, grazie al potere taumaturgico della finzione, il passato amaro e ritrovare speranza in un commovente finale.

TRA FINZIONE E REALTÀ Nel film sono da segnalare alcune inesattezze storiche. Walt Disney era già proprietario dei diritti quando la Travers giunse a Los Angeles per discutere della sceneggiatura del film. Il personaggio di Ralph, l’autista personale della Travers durante il suo soggiorno a Los Angeles, è un personaggio inventato che rappresenta i vari autisti che l’accompagnarono nei vari luoghi della città. La scena in cui la Travers in albergo si libera dei peluche Disney e afferra un pupazzo di Winnie The Pooh esclamando “povero A.A. Milne!”, è un’inesattezza: in realtà il personaggio in questione fece la sua prima apparizione in un cortometraggio disneyano solo nel 1966, cioè cinque anni dopo gli eventi narrati nel film.

Edizione originale, 1934

IL ROMANZO Mary Poppins è il primo capitolo di una serie di romanzi (otto in tutto) scritti fra il 1934 ed il 1988 dalla scrittrice australiana, naturalizzata inglese, Pamela Lyndon Travers (1899-1966), all’anagrafe Helen Lyndon Goff e illustrati da Mary Shepard, figlia del celebre illustratore che disegnò l’aspetto dei personaggi di un’altra famosa serie, Winnie the Pooh. La Travers scrisse questi racconti per allietare le sofferenze delle sue sorelle minori dopo la morte del loro padre, il banchiere Travers Goff (vicenda riprodotta con crudele realismo e fedeltà nel film), cui l’autrice si ispirò per il suo pseudonimo.

Dalla valigia di tappeto, apparentemente vuota, vennero fuori sette camicie da notte in flanella, quattro di cotone, un paio di stivaletti, una scatola di domino, due accappatoi e un album di francobolli. In ultimo, un letto da campo pieghevole, con lenzuolo, piumino e coperte al completo.

Solo i primi 3 libri della serie, gli unici che vantano un’edizione italiana (Mary Poppins, 1934 – Mary Poppins ritorna, 1935 – Mary Poppins apre la porta, 1943), presentano l’arrivo e la partenza di Mary Poppins, mentre i successivi cinque raccontano avventure precedentemente non registrate nelle tre visite originali.

La prima edizione italiana del romanzo, traduzione di Letizia Bompiani con le illustrazioni originali della Shepard, esce il 24 dicembre 1935 per la casa editrice Bompiani. Le più recenti sono due edizioni integrali per la Rizzoli-BUR: la prima (10 novembre 2016) conserva le illustrazioni della Shepard ma la traduzione è di Marta Barone; la seconda (4 dicembre 2018) mantiene la traduzione Bompiani mentre le illustrazioni sono di Lauren Child. La lettura è piacevole e rende familiari le vicende più assurde grazie ad una surreale normalità. Chi, prima di leggere, conosceva soltanto il Classico disneyano riuscirà a capire la battaglia per i diritti d’autore omaggiata nel film. Allo stesso tempo il bambino cresciuto con un po’ di zucchero potrebbe restare sconvolto nello scoprire la vera natura della bambinaia più amata: il contesto a volte sfiora l’inquietante e la protagonista mostra un’inossidabile puzza sotto il naso che solo il commovente finale sembra riuscire in parte a scalfire.

“BASTA UN POCO DI ZUCCHERO…” Il musical del 1964 diretto da Robert Stevenson, prodotto da Walt Disney e con protagonisti Julie Andrews (Oscar e Golden Globe 1965 “Miglior attrice protagonista”) e Dick Van Dyke, è un grande successo per la critica premiato con 5 Oscar più che meritati, fra cui ovviamente “miglior colonna sonora” (Richard M. e Robert B. Sherman) e “miglior canzone”. Se si esclude la fuga dei piccoli dalla banca, la trama riduce al minimo ogni elemento drammatico e punta l’attenzione sulla vicenda dei due fratelli Banks (4 nel libro) che vorrebbero come tutti i bambini un’infanzia gioiosa ma che hanno il problema di un padre troppo preso dal lavoro. L’arrivo di una bambinaia fuori dal comune ribalterà la routine grazie a spettacolari momenti in cui musica, danze, animazioni sono combinati in maniera suggestivamente perfetta.

Soprattutto questo nuovo arrivo condurrà il signor Banks ad una lenta presa di coscienza, di fatto una salvezza, esaltata da una memorabile passeggiata notturna che sembra preannunciare una sconfitta. L’inaspettato ed irresistibile lieto fine restituisce la speranza e la gioia alla famiglia rendendo meno malinconico il congedo dell’indimenticabile bambinata. Con un incasso di circa 103 milioni di dollari in USA alla sua uscita nelle sale, il film è stato riproposto nei cinema nel 1980 incassandone altri 14 milioni. Con un ulteriore incasso di 14 milioni nel Regno Unito è risultato il 20o più popolare film musicale del ventesimo secolo. Nel 2013 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli USA.

Il 19 dicembre del 2018 esce nelle sale il sequel diretto da Rob Marshall con una bravissima Emily Blunt (la recensione la trovate qui) nel ruolo della protagonista ed ispirato al secondo capitolo della serie di romanzi. Il prodotto è divertente e riserva emozioni pur facendo storcere il naso ai puristi.

UN’EMOZIONANTE E COMMOVENTE CONCLUSIONE A completare il cerchio mancava un omaggio alle origini della trasposizione disneyana.

Julie Andrews, Walt Disney e P. L. Travers (1964)

Se il bambino ancora vivo in noi ultra-trentenni vede Julie Andrews come l’unica e sola praticamente perfetta sotto ogni aspetto, l’amara verità appresa leggendo le pagine che precedono il celluloide può essere dura da digerire. Tuttavia è inevitabile che dopo l’infanzia si debba crescere ed imparare che la vita vera è una conquista su una strada sempre e solo in salita. L’azione edulcorante delle trasposizioni disneyane è capace di riservare emozioni indimenticabili perfettamente integrate con licenze poetiche del tutto accettabili.

Questa versione romanzata di come si è arrivati al film si prende delle libertà che deformano la realtà. Ma per comprendere meglio il meraviglioso messaggio che scaturisce dal commovente finale di un biopic sorretto da interpreti impeccabili basta citare l’impareggiabile Tom Hanks / Disney nella scena della riappacificazione con Emma Thompson / Travers :

[…] lei si aspettava che io la deludessi… e ha fatto in modo che accadesse. Beh, io credo che sia la vita a deluderla, signora Travers. Credo lo abbia fatto spesso, e credo che Mary Poppins sia l’unica persona nella sua vita a non averlo fatto. […] Compito degli artisti è fornire storie che riscrivono la realtà per infondere nuove speranze nel futuro.

FILM DA VEDERE.

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