“IT”: quando non basta solo il successo per essere degni del libro

di Vittorio Paolino Pasciari

Quando si deve trasporre un Classico della letteratura nel formato in celluloide è scontato che il libro è sempre migliore del film. I film possono solo aspirare ad essere degni del soggetto.

It-il pagliaccio assassino (IT) è una miniserie televisiva in due puntate del 1990 diretta da Tommy Lee Wallace e rappresenta il primo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Stephen King. Il cast vede Tim Curry (Pennywise / IT) nel ruolo di antagonista, affiancato dai giovani protagonisti Jonathan Brandis (William “Bill Tartaglia” Denbrough), Brandon Crane (Benjamin “Ben Cannone” Hanscom), Emily Perkins (Beverly “Bev” Marsh), Adam Faraizl (Edward “Eddie Spaghetti” Kaspbrak), Seth Green (Richard “Richie” Tozier), Marlon Taylor (Michael “Mike” Hanlon), Ben Heller (Stanley “Stan” Uris) e Jarred Blancard (Henry Bowers) coadiuvati, nelle controparti adulte, rispettivamente da Richard Thomas, John Ritter, Annette O’Toole, Dennis Christopher, Harry Anderson, Tim Reid, Richard Masur e Michael Cole.

Nella sua prima edizione la serie aveva una durata complessiva di 192 minuti, ma nelle successive subisce una riduzione a 187. Trasmessa originariamente sull’emittente ABC nelle notti del 18 e 20 novembre 1990, ha ottenuto un grande successo con circa 30 milioni di spettatori nella première notturna. La prima puntata è risultata il quinto programma con il punteggio più alto della settimana (share del 18,5/29) guardato da 17,5 milioni di famiglie, mentre la seconda è stata il secondo programma con il punteggio più alto (share del 20,6/33) guardato da 19,2 milioni di famiglie.

TRAMA (prima puntata) 1990. Derry sembra una tranquilla cittadina del Maine in cui vive Mike Hanlon, di professione bibliotecario. La routine cittadina viene scossa dal ritrovamento del cadavere orrendamente mutilato di una bambina. Questo si rivela presto l’inizio di una serie di infanticidi che sembrano richiamare fatti avvenuti anni prima. Sconvolto dagli eventi, Mike decide di chiamare a raccolta alcuni amici di infanzia, adesso residenti in altre località, con cui formava una banda nota come “il Club dei Perdenti“: lo scrittore Bill Denbrough, l’architetto Ben Hanscom, il comico Richie Tozier, l’autista Eddie Kaspbrak, il banchiere Stan Uris e la stilista Beverly Marsh.

TRAMA (seconda puntata) Derry, 1960. Bill è un ragazzino affetto da balbuzie che rimane sconvolto dall’omicidio del fratellino Georgie, orrendamente mutilato in una giornata di pioggia. Una serie di infanticidi sta turbando la vita della città e la polizia non sembra capace di scovare il colpevole. Dopo aver stretto una solida amicizia con sei compagni di scuola, Bill decide di venire a capo del mistero per scoprire l’assassino di suo fratello. Il gruppetto scopre che il responsabile è IT, una malvagia entità soprannaturale che periodicamente emerge dalle fogne di Derry per nutrirsi di bambini, adescandoli sotto le spoglie del sadico clown Pennywise. Forti del legame che li unisce nelle sventure personali, i sette amici riusciranno a ferire mortalmente il mostro e, trent’anni dopo, sei di loro verranno richiamati a Derry per rispettare il giuramento stipulato un tempo e concludere l’inevitabile scontro finale.

ANALISI DEL FILM Nel rispetto della struttura del libro, l’azione procede facendo scorrere in parallelo, attraverso un abile uso del flashback, due livelli temporali: preadolescenza ed età adulta. Ognuno dei giovani protagonisti vive una situazione familiare caratterizzata dalla quasi totale assenza fino alla psicosi violenta dei genitori. L’infelice giovinezza dei protagonisti viene riprodotta perfettamente dalla spontaneità dei giovanissimi interpreti, offrendo un emozionante omaggio all’amicizia che aiuta a sostenersi a vicenda. Nella sua versione umanoide il mostruoso antagonista risulta un cattivo dotato di sadica ed irresistibile ironia, sorretta dall’impeccabile realismo di effetti artigianali efficaci e dall’ottima prestazione di un interprete perfetto. La fase adulta dei protagonisti, che prelude lo scontro finale, risulta purtroppo sminuita in emozioni ed il duello finale rasenta il ridicolo. Un’emozionante scena di risveglio prima dei titoli di coda non basta a riscattare un esperimento in cui si poteva fare di meglio.

UN CLASSICO DA LEGGERE Scritto da Stephen King e pubblicato nel 1986, il libro è considerato il capolavoro per eccellenza dello scrittore, un maestro dell’horror e thriller che ha ispirato altrettanti classici in celluloide (Carrie – lo Sguardo di Satana, Misery non deve morire, Shining). Sicuramente il più consistente (circa 1248 pagine), si tratta di una saga corale dove la trama si espande tra orrori inquietanti e drammi umani senza speranza, trattando temi simbolo della produzione di King: la forza soverchiante della memoria, la profonda incisività dei traumi infantili, il prezzo della violenza occultata dietro una fragile maschera di felicità, la grettezza e la bassezza umana nascosta dietro le apparenze di una ridente e piccola cittadina. In aggiunta agli innegabili elementi horror include anche caratteri del romanzo di formazione: sette amici uniti da una pre-adolescenza difficile si ritrovano uniti nell’affrontare le proprie paure per crescere e migliorare sostenuti unicamente dal profondo legame di amicizia e amore instaurato nel gruppo. La prima edizione italiana (1248 pagine) si deve a Tullio Dobner, traduttore ufficiale dell’opera di King, per la casa editrice Sperling & Kupfer nel 1987 e l’ultima, l’ottava (1216 pagine), è della stessa casa editrice con il medesimo traduttore per l’anno 2019.

IL REBOOT ODIERNO Nel 2014 la New Line Cinema ha avviato un nuovo adattamento del romanzo che il produttore Seth Grahame-Smith ha annunciato come un film diviso in due parti, la prima ambientata nel 1988-89 e la seconda ai giorni nostri. La sceneggiatura è stata affidata a Chase Palmer, David Kajganich e Cary Fukunaga, mentre il regista scelto è Andrés Muschietti (La Madre). Il ruolo di Pennywise / IT è stato ricoperto da Bill Skarsgård. La prima parte (It – Capitolo uno) è uscita in Italia il 19 ottobre 2017 e non va considerata come remake dell’omonima serie tv, bensì come una nuova interpretazione della storia. Con un incasso globale di circa 372 milioni di dollari, è diventato il film horror con maggiori incassi nella storia del cinema. È stato accolto molto positivamente dalla critica mostrando un indice di gradimento dell’85% sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes e con un voto medio di 7,2 / 10 su 321 recensioni è stato definito uno dei migliori adattamenti cinematografici di un libro di King. Fra i riconoscimenti vanta il premio “miglior performance di gruppo” agli MTV Movie & TV Awards 2018.

La seconda parte (It – Capitolo due) è uscita in Italia il 5 settembre 2019. Con un incasso globale di 472 milioni di dollari, è risultato il secondo incasso più alto in un’apertura nel mese di settembre (dietro il primo capitolo di cui è sequel). Il film è stato accolto positivamente dalla critica ricevendo il 63% di recensioni favorevoli su Rotten Tomatoes ed un voto di 6,11/10 su 332 critiche. Il lungometraggio presenta come punto di forza una maggior fedeltà all’atmosfera cupa e terrorizzante del libro ed il pagliaccio assassino – uno degli strumenti più geniali di rappresentare un cattivo (Joker docet) – risulta riprodotto fedelmente nel suo aspetto esteriore. Tuttavia, malgrado i riconoscimenti di pubblico e critica, ad un occhio attento non sfuggono alcuni difetti che fanno storcere il naso a chi ha scolpito nel cuore – e negli incubi – il testo originale e l’indimenticabile prestazione di Tim Curry. Un punto debole risulta un eccessivo affidamento agli effetti digitali: sminuito è l’effetto paura che dovrebbero suscitare le azioni del clown-mostro. Inoltre i nuovi interpreti dei giovani Perdenti risultano caratterizzati troppo nel dettaglio dei loro difetti a danno di una spontaneità perfettamente ottenuta in passato. L’unico personaggio che risulta accettabile è, forse non a caso, la ragazza interpretata da Sophia Lillis, perfettamente a suo agio nel riprodurre un animo tormentato che nasconde un carattere forte pronto ad emergere quando serve. Nel secondo capitolo è possibile provare qualche breve emozione mentre la storia assume tratti più di un gradevole fantasy gotico che adopera effetti digitali spettacolari con un finale quasi commovente.

UN ESPERIMENTO RIUSCITO A METÀ Non capita di rado che un prodotto in celluloide ottenga svariati riconoscimenti senza riuscire a soddisfare le aspettative di tutti quelli che hanno letto il libro e soprattutto hanno avuto il vantaggio di vivere il periodo storico in cui è stato scritto ed adattato la prima volta. Se la miniserie taglia, edulcora e non rispetta appieno tutta l’essenza del classico di King, ha comunque il merito di offrire una magistrale interpretazione almeno di una metà della storia: un emozionante elogio dell’amicizia che aiuta a crescere nelle difficoltà più atroci della vita. Il pubblico ha la sua opinione a seconda dei casi e va sempre rispettata, pertanto chiedo la clemenza degli odierni spettatori quando dico che il primo capitolo del reboot è stato il primo film che mi ha fatto sbadigliare in sala. Personalmente ritengo che il primo piano che lentamente si allarga di un autentico – non digitale – palloncino rosso che scoppia fuori dal buco di un lavandino rivelando di essere pieno di sangue con in sottofondo una sadica risata ed un coro di bambini defunti sono di gran lunga più emozionanti di una trasformazione palesemente fittizia in CGI. De gustibus.

[…] Vi ucciderò tutti, non vi salverete! […] Ah-ah! Vi farò impazzire, non vi salverete, vi ucciderò tutti! […] Sono l’incubo peggiore che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò ad uno ad uno!”

Con il suo inconfondibile ghigno satanico e la sua voce cavernosa – resa ancora più accattivante da Carlo Reali – che ha reso indimenticabili altri ruoli in sala di doppiaggio, Tim Curry (The Rocky Horror Show) rimane un’icona come cattivo del periodo ’80 – ’90, capace di infondere al villain di turno un fascino che supera di gran lunga la versione più recente. Una doverosa menzione va anche al giovane talento in erba Jonathan Brandis, perfetto come leader del gruppo, che già un anno prima aveva ottenuto la fama internazionale come protagonista di un sequel fantasy pittoresco ma sfortunato (La Storia Infinita 2) come lo è stato lui in vita (morto suicida a 27 anni).

CULT PER I NOSTALGICI.

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