L’8 marzo è, in molti paesi del mondo, considerata la Festa della Donna. Si ricordano le donne che hanno dato la vita per le lotte politiche e sociali, le donne morte per la violenza degli uomini, ci si ricorda che la differenza di genere è solo una stupida e ingiustificata creazione culturale. Ogni giorno tutto questo dovrebbe accadere normalmente, ogni giorno le donne dovrebbero avere questa importanza ed essere protette dalle prepotenze.
Quest’anno però la Festa della Donna ha un significato diverso. Tutti stiamo vivendo un periodo particolare, pauroso e duro, il coronavirus ci sta mettendo a dura prova e tutti devono fare la propria parte. E allora, questa festa è di tutte le donne ma quest’anno per qualcuna lo è un po’ di più. Quest’anno è soprattutto la festa delle infermiere e delle dottoresse che lavoramo negli ospedali più di 10 ore al giorno, è la festa di quelle donne che sono ricoverate senza poter vedere i propri cari, è la festa di quelle donne anziane che dopo anni si ritrovano in solitudine per via dei protocolli sanitari a combattere contro questo misterioso virus, è la festa di quelle donne che contribuiscono in ogni maniera a contrastare questa emergenza. Oggi questa festa è soprattutto per quelle donne che hanno già perso la vita. A loro, che magari una mimosa avrebbero voluto averla tra le mani, va il nostro pensiero. A loro, a tutte le donne, auguri.