I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie che vanno dal lieve al moderato, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale o Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave o Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie.
Sono virus comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli, da cui pare essere nato proprio il Covid-19) ma in alcuni casi, se pur raramente, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. Il nuovo coronavirus di cui sentiamo ampiamente parlare in questi giorni è un nuovo ceppo di questa famiglia che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. In particolare, quello denominato provvisoriamente all’inizio dell’epidemia 2019-nCoV non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019. L’epidemia, infatti, è nota anche con il nome di polmonite di Wuhan perché identificata nella località cinese in un gruppo di persone affette da polmonite da causa sconosciuta.
L’Italia ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi già dalla fine di gennaio. Inizialmente i casi originari di pazienti accertati in Italia sono stati due: ovvero una coppia di turisti cinesi. Nella giornata del 26 febbraio i due turisti cinesi sono stati dimessi dall’Istituto Superiore di Sanità Spallanzani di Roma in cui erano ricoverati dall’inizio del mese. Erano atterrati a Milano il 23 gennaio, poi subito dopo erano andati a Verona, Parma e infine a Roma, dove sono stati ricoverati alla fine del mese scorso. E con loro l’Italia e il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi, chiudendo tutti i voli dalla e per la Cina.
Le misure prese in questo mese non sono state sufficienti per evitare nel nostro Paese, da sempre preda di flussi turistici esteri o interni intensi in ogni mese dell’anno, nuovi casi di contagio. Il 21 febbraio scorso è infatti scoppiata l’epidemia anche in Italia: 14 casi in Lombardia e 2 in Veneto. Alle ore 18.00 del 28/02 si contano in Italia 888 casi di positività al tampone, 21 pazienti deceduti, 46 guariti. Da evidenziare che le situazioni cliniche dei deceduti in Italia fino ad ora erano per la maggior parte caratterizzate da pregresse malattie croniche.
Al momento non esiste nè un trattamento specifico nè un vaccino per proteggersi dal virus. Il trattamento, ad oggi, è basato sui sintomi del paziente. Terapie specifiche sono in fase di studio: è stato calcolato che potranno occorre fino a due anni per un vaccino efficace.
I SINTOMI
Le linee guida del Ministero della sanità indicano tra i sintomi più comuni di un’infezione da coronavirus nell’uomo febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. In particolare, poi, icoronavirus umani comuni di solito causano malattie del tratto respiratorio superiore da lievi a moderate, come il comune raffreddore, che durano per un breve periodo di tempo.
Come altre malattie respiratorie, l’infezione da nuovo coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può essere fatale. Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache.
Dato che i sintomi provocati dal nuovo coronavirus sono aspecifici e simili a quelli del raffreddore comune e del virus dell’influenza, è possibile, in caso di sospetto, effettuare esami di laboratorio per confermare la diagnosi. Sono a rischio di infezione le persone che vivono o che hanno viaggiato in aree infette dal nuovo coronavirus, soprattutto in Cina. Pochi altri casi si sono manifestati in coloro che hanno vissuto o lavorato a stretto contatto con persone infettate in Cina.
Riguardo le modalità di trasmissione si sa per certo che il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente con le goccioline del respiro delle persone infette tramite: saliva, contatti diretti personali, le mani, toccando con le mani contaminate e non lavate bocca, naso e occhi. In rari casi il contagio può avvenire tramite contaminazione fecale. Secondo i dati attualmente disponibili dell’Oms, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. Non frequente è l’infezione da nuovo coronavirus prima che sviluppino sintomi. La via di trasmissione da temere è soprattutto quella respiratoria, non quella da superfici contaminate. È comunque sempre utile ricordare l’importanza di una corretta igiene delle superfici e delle mani. Anche l’uso di detergenti a base di alcol è sufficiente a uccidere il virus, come i disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina). Le malattie respiratorie, in conclusione, normalmente non si trasmettono con gli alimenti.
Prevenzione personale e protezione dell’altrui salute
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se si ha sospetto di aver contratto il nuovo coronavirus e si presentano sintomi quali tosse o starnuti; il rischio però c’è anche se ci si prende cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus (viaggio recente in Cina e sintomi respiratori). In tal caso occorre chiamare il numero gratuito 1500 istituito dal Ministero della salute. In ambito assistenziale (ad esempio negli ospedali) bisogna seguire i consigli degli operatori sanitari che forniscono assistenza. Non è raccomandato l’utilizzo generalizzato di mascherine chirurgiche in assenza di sintomi.
Come proteggere gli altri
1) Se si ha una qualsiasi infezione respiratoria, bisogna coprire naso e bocca quando si tossisce e/o starnutisce (gomito interno/fazzoletto).
2) Se è stato usato un fazzoletto bisogna buttarlo dopo l’uso;
3) Lavarsi le mani dopo aver tossito/starnutito.