Il rinvio a giudizio per Matteo Salvini è arrivato. Il leader leghista, che si è barcamenato tra scudi e lance, tra strategie per non farsi giudicare e dichiarazioni da martirio per andare a giudizio, alla fine andrà in tribunale. Il Senato ha accolto la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania che accusa l’ex ministro dell’Interno di sequestro di persona in riferimento al caso della nave Gregoretti della Guardia Costiera, tenuta fuori dal porto con decine di migranti a bordo.
La Giunta per le immunità aveva deciso già il 20 gennaio scorso, l’Aula del Senato si è limitata a respingere l’ordine del giorno con cui Fratelli d’Italia e Forza Italia avevano tentato di ribaltare il verdetto. Servivano 160 voti, la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, ne sono arrivati 76, anche perchè i 60 senatori leghisti hanno rispettato il volere del loro leader e non hanno partecipato al voto. Per il Senato il caso è chiuso: ora saranno i magistrati a decidere se andare avanti o archiviare la vicenda. Il leader della Lega, inoltre, risulta indagato per un altro caso simile, riguardante questa volta la ong Open Arms e rischia un processo anche per le frasi diffamatorie nei confronti di Carola Rackete. A margine del voto, queste sono state le parole di Matteo Salvini:
Chiariamolo una volta per tutte davanti a un giudice se ho fatto il mio dovere. La difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino: io ritengo di aver difeso la mia Patria. Non andrò a difendermi ma a rivendicare quello che, non da solo ma collegialmente, abbiamo fatto. Voglio andare a processo per raccontare al mondo e ai miei figli che queste politiche sull’immigrazione, condivise da noi e dai Cinque Stelle, hanno salvato decine di migliaia di vite umane. Chi borbotta forse non ha un figlio come il mio che prima di andare a scuola stamattina mi ha mandato un messaggio per dirmi FORZA PAPÀ. Se non portate rispetto a me, portatelo a due ragazzi che non sono colpevoli degli eventuali errori del padre.