Judy è un film di genere biopic del 2019 diretto da Rupert Goold ed ha per interpreti principali Renée Zellweger (Judy Garland), Darci Shaw (Judy Garland giovane), Finn Wittrock (Mickey Deans), Rufus Sewell (Sidney “Sid” Luft), Michael Gambon (Bernard Delfont), Jessie Buckley (Rosalyn Wilder), Bella Ramsey (Lorna Luft) e Andy Nyman (Dan). La pellicola è l’adattamento cinematografico del dramma teatrale “End of the Rainbow” di Peter Quilter e narra in forma romanzata gli ultimi mesi di vita della cantante e attrice Judy Garland.
Dopo la proiezione al Toronto International Film Festival, la performance della Zellweger ha ricevuto una standing ovation, come dichiarato dai presenti in sala, senza paragoni e fermata solo dall’attrice stessa che era in lacrime. Fra i riconoscimenti il film annovera quelli che consacrano meritatamente Renée Zellweger come “miglior attrice protagonista”, ovvero il Satellite Award 2019, l’Oscar, il Golden Globe ed il Premio BAFTA 2020.
TRAMA Nell’inverno del 1968 nonostante la fama ancora viva presso il pubblico, la carriera di Judy Garland, ex-giovane stella del musical anni ’40, sta lentamente volgendo al termine. Dimenticata da Hollywood, indebitata e logorata da una vita privata costellata da 4 matrimoni fallimentari, alcool e psicofarmaci, per mantenere la custodia dei due figli più piccoli decide di prendere parte ad una serie di concerti sold out di cinque settimane da tenersi a Londra presso il night club “Talk of the Town”.
ANALISI DEL FILM L’azione scorre veloce e presenta in parallelo, attraverso il flashback, il passato in ascesa ed il presente in declino di una carriera segnata dall’abuso di farmaci per sostenere ritmi stressanti. Il ritmo frenetico della formazione artistica fin dalla pre-adolescenza viene descritto con spietato realismo, puntando il dito contro il lato crudele che si nasconde dietro i fasti ed i successi delle produzioni in celluloide. Allo sfruttamento ai limiti della tortura di un talento innato, segue una vita privata che colleziona fallimenti rendendo il tramonto ancora più tragico. E l’ultimo spettacolo, dopo un inizio emozionante, si trasforma in un malinconico e commovente congedo confortato, almeno in parte, da un pubblico che mantiene ancora vivo il ricordo di una voce immortale.
(Il mago di Oz, 1939)
IL SUCCESSO CHE BRUCIA Quella di Judy Garland (1922-1969) è la storia di un’attrice, cantante e ballerina americana dotata di grande presenza scenica e di una voce profonda e duttile che ha pienamente meritato il successo sul palco e nel celluloide. La consacrazione a leggenda per il pubblico e per la critica rimane l’interpretazione della dolce e sognatrice Dorothy nel capolavoro musicale di Victor Fleming (Il mago di Oz, 1939) che, oltre all’Oscar “miglior canzone” (Over the Rainbow), è valso alla diciottenne protagonista l’Oscar Giovanile. Fra gli altri riconoscimenti per la Garland si ricordano un Golden Globe come “miglior attrice in un film commedia o musicale”, con nomination agli Oscar come “miglior attrice protagonista” nel 1955 (È nata una stella, regia George Cukor) e una nomination all’Oscar come “miglior attrice non protagonista” nel 1962 (Vincitori e vinti, regia Stanley Kramer). Per il talento mostrato è stata inserita dall’American Film Institute all’ottavo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
Judy Garland, 1968.
Ma dietro la gloria si cela una vita privata ai limiti del supplizio fra matrimoni falliti ed un grave abuso di farmaci (questo dettaglio viene presentato con spietato realismo nel film). I primi anni ’50 e ‘60 furono disastrosi per la vita privata dell’attrice che comunque riuscì a dare prova di grande talento in ruoli drammatici. La sua ultima apparizione sul grande schermo fu nel 1963 (Ombre sul palcoscenico, regia di Ronald Neame), dopo di che abbandonò il cinema per dedicarsi al teatro e ai concerti. Nonostante i riconoscimenti professionali, la sua esistenza diventò sempre più tormentata dopo un quarto matrimonio fallito, i problemi di salute e le crisi depressive legate alla dipendenza dai farmaci. Il 22 giugno 1969, pochi mesi dopo i concerti a Londra, Judy Garland si spense prematuramente a 47 anni nel suo appartamento londinese al 4 Cadogan Lane di Chelsea.
ALLA FINE DELL’ ARCOBALENO Il mondo dello spettacolo spesso, per non dire sempre, viene visto solo in superficie e poca considerazione viene data ai sacrifici di chi ha un grande talento che decide di mettere al servizio del pubblico. Lo sforzo per mettere a frutto le proprie capacità è doveroso se si vuole ottenere il successo. Ma se a comandare è solo il dio-business a scapito delle persone, allora l’idea di una prigione dorata diventa una condizione inevitabile soprattutto se si parla di giovanissimi talenti in erba.
Come nella vita di tutti i giorni, anche nella carriera di un attore, un cantante, un ballerino il percorso segue un’ascesa, può toccare l’apice, e inevitabilmente tramonta. E spesso una tragica ironia è l’immortalità ottenuta nel ricordo del pubblico dopo una prematura scomparsa. Il pubblico, ma soprattutto chi dirige l’industria dello spettacolo, dovrebbe ricordare che anche gli artisti rimangono esseri umani bisognosi di sostegno e amore piuttosto che nuove macchine da sfruttare per fare soldi.
Renée Zellweger si dimostra più che degna dell’Oscar nell’offrire una interpretazione umanamente perfetta.
STRUGGENTE.