I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari a carico di 5 carabinieri e di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per un anno a carico di altri 3 militari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, omissione di atti d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio, nell’ambito di un’indagine condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna e coordinata dalla D.D.A. partenopea.
I carabinieri indagati sono accusati di aver aiutato e servito il clan egemone di Sant’Antimo, ovvero il gruppo camorristico dei Puca. Nel comune napoletano questa attività sarebbe stata volta anche ad ostacolare il maresciallo Giuseppe Membrino, vittima di intimidazioni e anche di una bomba carta in direzione della sua auto per il suo lavoro di lotta alla camorra.
I particolari dell’indagine di cui alla misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli sono stati forniti nel corso di un incontro informale con il Procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, presso la sala Filippo Beatrice della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli. Il procuratore, secondo quanto riportato nelle ultime ore da Il Fatto Quotidiano, ha preso visione della situazione ma ha sottolineato che questa macchia non inficia il lavoro svolto dai militari e ha comfermato la piena fiducia nell’Arma.