Che i veicoli a diesel fossero nocivi per l’aria e la salute umana non è una novità. Ma gli ultimi dati ci prospettano una situazione assai allarmante. Non a caso, a San Vitaliano, comune in provincia di Napoli, il sindaco ha drasticamente imposto limitazioni alla circolazione delle auto per via degli elevati tassi di inquinamento dell’aria (QUI il dettaglio).
Secondo l’ultimo rapporto annuale sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Aea), risalente al 2016, l’Italia è lo Stato dell’UE più a rischio per l’inquinamento provocato da biossido da, generato a seguito dei processi di combustione dei motori dei veicoli e le cui emissioni sono dovute principalmente agli scarichi dei veicoli diesel. Secondo l’ultima analisi dei rilevamenti disponibile, quindi, l’Italia ha il valore più alto dell’Ue di decessi prematuri (prima dell’anzianità) per biossido di azoto, con circa 14.600 vittime, ma anche per l’ozono il dato è negativo (3000 vittime annue), mentre è seconda per il particolato fine PM2.5 responsabile di ben 58.600 decessi.
L’ultimo rapporto europeo pubblicato nel 2019 sull’N02, dal titolo Urban N02 Atlas è prodotto dal Centro Comune di Ricerca, evidenzia invece come questo gas sia responsabile di ben 68.000 decessi prematuri all’interno della UE. Complessivamente nell’UE a 28 Stati lo smog è responsabile di 372mila decessi prematuri, in calo rispetto ai 391mila del 2015. Come nel quadro generale europeo, i dati indicano un miglioramento anche per l’Italia rispetto al 2015, quando l’Aea aveva stimato 20mila decessi prematuri per NO2 nel nostro Paese.
Oltre alla pericolosità dovuta all’esposizione nel lungo periodo di biossido di azoto, questo gas tossico è anche irritante per le mucose e responsabile di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio, quali bronchiti, allergie e irritazioni.
Per quanto riguarda la classifica delle città più inquinate d’Europa, c’è Torino a contendere la classifica a Parigi e Londra per il primato di città più europea più inquinata da No2, mentre tra le città più piccole, Padova si segnala per l’alta concentrazione media di PM2.5 e PM10. La situazione non migliora però neanche nelle aree rurali nazionali, con superamenti dei limiti giornalieri di particolato registrati in sedici delle 27 centraline che hanno rilevato valori irregolari nell’UE.