Più di un metro d’acqua, veri e propri fiumi in piena che inondano città. È il risultato dell’ennesimo ciclo di maltempo che ha colpito l’Italia e che, a distanza di giorni, crea ancora danni e disagi. Drammi vissuti soprattutto da Venezia, Matera e dal Trentino, che ha visto 15mila utenze di corrente elettrica sospese per via della neve alta.
187 cm di acqua, decine di barche distrutte, danni al patrimonio artistico ed anche un morto per folgorazione. È la situazione di Venezia, che deve combattere anche con più di un metro d’acqua che ha invaso la Basilica di San Marco. La più grande alluvione dal 1966. Tutto questo si poteva evitare? Molti ritengono di si e fanno riferimento al Mose, un acronimo che curiosamente ricorda il personaggio biblico che divise le acque ma che in realtà fa riferimento al Modulo Sperimentale Elettromeccanico.
Si tratta di un sistema ingegneristico che avrebbe dovuto proteggere la città lagunare dalle mareggiate e dall’acqua alta: 78 paratie mobili installate alle bocche di porto della laguna, posate in fondo al mare, che si sarebbero sollevate nel caso di eventi eccezionali. Il Mose fu inaugurato nel 2003 da Berlusconi, ma i lavori, condotti dal Consorzio Venezia Nuova, non sono stati ancora conclusi. Nel mezzo tanti arresti per corruzione, un commissariamento e circa 8 miliardi di euro spesi.
Gravi disagi anche a Matera, dove la città è stata letteralmente invasa da fiumi di acqua in piena. Acqua alta quasi un metro e tormente di venti fino a 150 km/h hanno provocato danni a case, strade e rallentamenti della circolazione. I fiumi di acqua sono arrivati anche nei Sassi, provocando non pochi disagi. È lo specchio di un Paese che non va avanti, che va a rilento e che non sa prevenire.