Nelle prime ore della mattina del 6 novembre, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Napoli-Centro hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di 22 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di essere partecipi del clan Sibillo, di aver più volte estorto denaro ai titolari di pizzerie e negozi di generi alimentari delle zone di San Gaetano e dei Decumani, di partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti in quelle zone e, infine, di detenzione e porto abusivo di armi da sparo.
I reati sono stati commessi per agevolare le attività del clan Sibillo, articolazione satellite del sodalizio camorristico facente capo ad Edoardo Contini ed agli altri gruppi federati nella “Alleanza di Secondigliano”, particolarmente attivo nelle zone dei Decumani e dei Tribunali, nonostante gli arresti nel tempo dei suoi capi storici.
Le indagini hanno consentito di accertare che proprio i vertici del clan, ovvero Pasquale Sibillo, detenuto in carcere, hanno gestito il sodalizio inviando le direttive ai sodali in libertà utilizzando, per recapitare messaggi scritti, i parenti che si recavano ai colloqui.
Si tratta della stessa organizzazione dedita al traffico di rilevanti quantitativi di sostanze stupefacentidi vari tipi e che ha operato giornalmente per buona parte del primo semestre del 2017, riconducibile ai membri della famiglia di Giuseppe Napolitano ed ad alcuni fornitori abituali esterni all’ambito familiare. L’organizzazione ha operato per agevolare le attività del clan Sibillo, i cui membri in libertà, più volte, hanno tenuto i loro summit camorristici proprio presso l’abitazione dei Napolitano, sede della piazza di spaccio. L’attività d’indagine si è avvalsa di sofisticati strumenti di captazione ambientale e telefonica nonché della collaborazione delle vittime di numerosi episodi estorsivi commessi ai loro danni dagli uomini del clan Sibillo.