Se Sky e Netflix spopolano, Amazon non resta certo a guardare. Il servizio di video on demand del colosso di Seattle sta ampliando sempre di più il suo catalogo, introducendo prodotti di alta qualità e rilevanza, fra cui brilla la recentissima Undone, miniserie animata di cui si sta parlando molto ultimamente, non solo perché partorita dal genio degli autori di BoJack Horseman (Raphael Bob-Waksberge e Kate Purdy, rispettivamente ideatore e sceneggiatrice della serie), ma anche e soprattutto per l’ambiziosa storia che si propone di raccontare e l’inconsueta tecnica che usa per farlo, il cosiddetto rotoscope, che restituisce immagini a metà tra disegno e realtà.
Disponibile su Prime Video dal 13 settembre, la serie si compone di sole otto puntate di poco più di venti minuti ciascuna, per una durata complessiva di circa tre ore, vero e proprio invito al binge watching, e ha per protagonista Rosa Salazar, l’adorabile attrice statunitense che abbiamo recentemente apprezzato per il suo ruolo in Alita – Angelo della battaglia di Robert Rodriguez. Oltre a lei, nel cast spicca Bob Odenkirk, l’incontenibile Saul di Breaking Bad e Better Call Saul.
TRAMA Alma (Rosa Salazar) è una ragazza di 28 anni che sembra non adattarsi alle dinamiche del mondo. Anima inquieta, ribelle per natura, divertente ma disillusa, allegra ma al contempo alienata, lontana anni luce dal conformismo della madre e della sorella, Alma rimane vittima di un incidente quasi fatale, in seguito al quale però sviluppa (o meglio porta a galla) un’inedita capacità di relazionarsi col tempo e lo spazio. Avvalendosi di queste sue nuove doti sovrannaturali e guidata dal “fantasma” del padre Jacob (Bob Odenkirk), morto in un misterioso incidente avvenuto quando lei era ancora una bambina, la ragazza andrà alla scoperta della verità, con lo scopo ultimo di salvare il padre e, forse, anche sé stessa.
«La storia – ha scritto il New York Times – è in parte fantascienza, in parte commedia drammatica familiare, in parte thriller paranoide, in parte mistero su un omicidio». Certo è che lo sguardo di Undone è assolutamente intimistico, tutto rivolto all’interno, a scandagliare la personalità di una donna cresciuta senza padre e con un problema all’udito che la costringe a usare un apparecchio acustico (che lei spesso disconnette per isolarsi dal mondo). In effetti Alma è una specie di BoJack declinato al femminile, un personaggio disadattato, disilluso, nichilista, che spesso finisce col ferire le persone che le stanno vicino e le vogliono bene, anche quando non vuole. Ma, a differenza del cavallo antropomorfo più amato di Netflix che sembra (almeno per ora, a una stagione dalla fine) non vedere mai la luce e ricadere sempre negli stessi errori, Alma, durante il continuo confronto e dialogo col padre, comincia a elaborare i propri traumi e a superare i sensi di colpa, per arrivare a una rinnovata fiducia in sé stessa e forse a un’integrazione migliore con gli affetti e col mondo.
Grazie anche al formato narrativo snello fatto di episodi brevi, Undone riesce ad affrontare tematiche esistenziali assai complesse e delicate con una leggerezza di fondo e uno stile sperimentale che ha ben pochi precedenti sul piccolo schermo.
Il processo di rotoscoping con cui è girata la serie consiste essenzialmente nel ricalcare e colorare immagini reali: gli attori recitano in stanze praticamente vuote e solo in un secondo momento il girato viene trasformato in animazione, mediante tecniche sia manuali (tradizionali pitture a olio) che computerizzate (ricostruzione 3D). Una tecnica che, come ha spiegato la sceneggiatrice della serie Kate Purdy, permette di mantenere il realismo e la corporeità di una storia girata dal vivo (preservando, ad esempio, tutte le sfaccettature espressive degli attori in carne e ossa), senza dover però rinunciare alle possibilità immaginifiche offerte dall’animazione, che si rendevano fondamentali per una serie così pregna di paranoie, visioni, viaggi spazio-temporali, esperienze liminali e distorsioni mentali. Non si tratta dunque di mero virtuosismo fine a sé stesso, ma di una scelta stilistica funzionale che permette di rappresentare al meglio la soggettività visionaria della protagonista, restituendo la sua percezione nel migliore dei modi possibili. Il risultato finale, di cui gran parte del merito va attribuito al regista, animatore, pittore e compositore statunitense Hisko Hulsing, è a dir poco immersivo: si ha l’impressione di osservare delle tele in movimento, veri e propri quadri animati su cui recitano figure realistiche ed iperespressive.
Quello di Undone è un vero e proprio viaggio nella mente di Alma che culmina con un finale aperto, ma che più aperto non si può. Il dubbio su cui si gioca praticamente tutta la serie alla fine non viene sciolto: Alma possiede veramente le facoltà che ci vengono mostrate oppure è tutto un prodotto della sua mente? Un finale che forse lascerà l’amaro in bocca a tutti quelli che volevano delle risposte, ma tutto sommato in linea con l’ambiguità che pervade l’intera serie. Non sappiamo ancora se ci sarà una seconda stagione, ma, diamine, speriamo di sì. Perché, come ha scritto The Verge, «potrebbe essere l’inizio di qualcosa di bellissimo».