Con la morte di Andrea Camilleri se ne va una figura estremamente importante del panorama letterario italiano. Siciliano, nato a Porto Empedocle nel 1925, oltre che scrittore è stato anche sceneggiatore, regista, drammaturgo e insegnante di regia all’Accademia Nazionale d’arte drammatica.
Nel 1954 partecipa con successo ad un concorso per funzionari Rai, ma non sarà assunto se non tre anni dopo. Nel 1978 esordisce nella narrativa con il Corso delle Cose, scritto dieci anni prima e pubblicato con un editore a pagamento. Nel 1994 pubblica la Forma dell’Acqua, primo romanzo poliziesco con il commissario Montalbano, e in seguito il Birraio di Preston, ottenendo un discreto successo di pubblico pur non classificandosi.
Dal 1995 al 2003 il fenomeno Camilleri si amplia a dismisura. Ci saranno La concessione del telefono e la Mossa del Cavallo; è anche il periodo della serie televisiva che farà di Montalbano un cult televisivo. La serie, secondo le volontà lasciate già anzitempo nel 2006 alla casa editrice Sellerio dal grande “tragediatore” Camilleri, pare che che abbia già un epilogo, e non è quello della morte del famoso commissario. Tra i romanzi pubblicati fino al 2001, in cui il protagonista delle vicende è il commissario Montalbano, meritano menzione Il cane di Terracotta, Il ladro di Merendine, La voce del violino, La gita a Tindari, L’odore della Notte. Seguiranno altre raccolte di racconti e romanzi della serie di Montalbano e varie ristampe con la casa editrice siciliana Sellerio, fino ad arrivare all’ultimo romanzo poliziesco con Montalbano, Il Metodo Catalanotti, pubblicato il 31 Maggio 2018.
La peculiarità dei romanzi di Camilleri è l’uso di un particolare linguaggio ibrido di italiano e siciliano. È stato considerato l’autore che ha più valorizzato il teatralismo intrinseco della scrittura. Nel DNA di Camilleri vi è il comico allo stato puro, senza le contaminazioni col tragico che determina il pathos dell’umorismo pirandelliano. Diversa, però, la sua coscienza del comico, che è invece fermamente pirandelliana. All’amico, nonché collega, Leonardo Sciascia, Camilleri riconoscerà un’attitudine maggiore della propria nell’interpretazione degli eventi politici e storici della contemporaneità (parliamo in particolar modo degli anni ’70 e ’80).
A lasciarci il 17 luglio del 2019 non sono solo le storie del commissario Montalbano, che tanti lettori amanti del genere poliziesco ha attirato, ma soprattutto l’uomo Camilleri e la sua coscienza critica che negli ultimi decenni si era profondamente consolidata con la malattia alla vista. In un intervento pubblico di due anni fa invitava i giovani di oggi a costruirsi una propria e personale storia e non andare a rincorrere un partito, un movimento o un personaggio politico, destinati a lasciare spesso il tempo che trovano.