28 arresti, 95 indagati, partiti di destra nell’occhio del ciclone e il governatore della Lombardia chiamato a comparire davanti agli inquirenti. È la crisi che sta vivendo il consiglio regionale lombardo dopo l’inchiesta della magistratura che ha scoperchiato un diffuso sistema di tangenti e corruzione per appalti milionari. Al vertice, secondo gli inquirenti, ci sarebbe l’ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese, Gioacchino Caianiello. Tra gli arresti, spiccano anche quelli di Pietro Tatarella, consigliere comunale milanese e candidato alle Europee di Forza Italia, e Fabio Altitonante, sottosegretario di FI in Regione; nel frattempo, i magistrati hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto anche per il deputato di Forza Italia, Guido Sozzani. L’inchiesta ha coinvolto imprenditori e politici, sorvolando dubbi sui finanziamenti politici a Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Per ora gli inquirenti stanno lavorando per sciogliere la matassa di fili, nel frattempo però hanno chiamato a comparire anche il governatore leghista della Regione, Attilio Fontana. Quest’ultimo, bisogna sottolinearlo, non è indagato per corruzione ma è stato chiamato a comparire a sciogliere dei dubbi che potrebbe portarlo ad essere indagato per abuso d’ufficio: sarebbe stato contattato per dare un incarico regionale ad un uomo vicino a Caianello, in cambio di compensi per dei lavori da destinare invece ad un socio di studio proprio del governatore, ovvero Luca Marsico. Proprio per questa incarico (poi arrivato spontaneamente), Fontana era stato avvicinato da esponenti poi arrestati nell’operazione: il leghista aveva rifiutato ma non denunciato. Per questo i magistrati vogliono vederci chiaro, il governatore quindi dovrà ora rispondere ai loro quesiti.