La Storia, quella con la S maiuscola, insegna. Il tempo risponde sempre agli avvenimenti storici. Un giorno, chi verrà dopo di noi ci giudicherà per quel che abbiamo fatto; oggi noi giudichiamo chi ci ha preceduto e, se possibile, ne cogliamo l’esempio. La memoria rende immortali le gesta di chi ha vissuto prima, per illuminare la via di chi seguirà. Chi scrive non era vivo quando a Nola ci fu uno dei più significativi eccidi nazisti della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Chi scrive non può giudicare nè raccontare ma, probabilmente, come tanti altri, può ricordarsene quando sarà chiamato a far valere la propria morale politica e civile.
Ieri si festeggiava la Giornata della Liberazione, a molti sconosciuta e da alcuni addirittura snobbata. Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia diede l’ordine alle formazioni partigiane di insorgere contro gli occupanti nazisti, prendendo così potere in nome del popolo. Tante in quegli anni furono le ritorsioni dei tedeschi contro quello che fino a pochi mesi prima era stato il suo alleato di punta in Europa.
In questo contesto rientra l’Eccidio di Nola, una delle stragi naziste più efferate e la prima compiuta dai tedeschi in Italia. A Nola in quegli anni erano di stanza le truppe del Distretto Militare e del 12 Reggimento Artiglieria. Dopo l’armistizio con gli Alleati e lo sbarco sulle coste italiane, le truppe tedesche ritirarono verso Salerno. A Nola i nazisti tentarono di disarmare i soldati italiani, ancora non salvati dalle truppe Alleate e quindi in balìa dei tedeschi. Il primo tafferuglio si ebbe tra due soldati in moto e dei soldati italiani che si rifiutarono di arrendersi. Nel conflitto a fuoco morirono l’artigliere Domenico Russo, il civile Giuseppe De Luca e un soldato tedesco. I militari italiani cercarono un accordo inviando una delegazione disarmata e battente bandiera bianca ma la risposta fu il fuoco delle armi tedesche (nello scontro morì il soldato Aldo Carelli). I nazisti organizzarono la rappresaglia con inaudita violenza l’11 settembre, attaccando la caserma di Piazza d’Armi (il cosiddetto “48”) e soverchiando i soldati rimasti asserragliati e rifiutatisi di arrendersi. Disarmate le truppe rimaste, fecero uscire tutti i militari e ne fucilarono sommariamente 10; i rapporti raccontano che il tenente Enrico Forzati si offrì come vittima al posto di un suo commilitone, per questo fu insignito della Medaglia al Valore postuma. I tedeschi, tuttavia, persero la città: alcuni giorni dopo fu sabotata la rete ferroviaria (per questo fu ucciso il civile Gaetano Santaniello), i cittadini entrarono in possesso delle munizioni dei carabinieri e cacciarono i nazisti dalla propria casa. Le vittime dell’eccidio di Nola furono 15, in un periodo che va dal 10 al 22 settembre.
Dimenticare il senso del 25 aprile (o snobbarlo) significherebbe dimenticare il sacrificio di 15 persone (solo a Nola). 15 anime salite in cielo per permettere a figli e nipoti di vivere liberi, di pensare senza restrizioni e di sognare senza limiti. Oggi questo siamo noi: uomini liberi di vivere e di sognare. Tutto questo lo dobbiamo ai 15 martiri di Nola e alle migliaia di italiani che difesero le proprie case e i propri affetti. Non bisogna dimenticare ciò che è successo, non bisogna sottovalutare il passato, non si può guardare al futuro senza girarsi indietro. La morale di un cittadino si fonda su solide basi, la libertà di pensiero nasce dal sacrificio di chi ha lottato per dei diritti e dei valori che oggi pare siano passati in sordina.
Alla guerra per i diritti oggi si è sostituita quella per il potere politico. Schieramenti e candidati arrembanti corrono per conquistare i palazzi della politica saltellando da destra a sinistra. Due ideologie di pensiero che ultimamente stanno dividendo gli italiani, invece che guidarli verso un futuro migliore, nel segno del dibattito e della diversità di pensiero. Nel nostro caso particolare si parla di una città che ultimamente ha visto formarsi anche piccoli gruppi di estrema destra e/o neo-fascisti. Nella città che ha dato i natali al filosofo morto per la libertà, Giordano Bruno, nella città che ha subito la prima strage nazista in Italia, nella città dei moti carbonari della rivoluzione del 1820 iniziati da Morelli, Silvati e il prete Minichini. Nola è una città molto contraddittoria, seppur ricca di potenzialità. Viene spesso ribadito il suo ruolo centrale facendo riferimento alla Storia. Che siano solo slogan elettorali o specchietti per le allodole solo il tempo lo potrà dire. Quello stesso tempo che ci insegna, oggi e domani, che non siamo semplici numeri ma artefici del nostro destino e di quello di una comunità. Quello stesso tempo che giudica e che ci porta il conto. Quello stesso tempo che ci indica la via da cui partire per formare una morale civca e politica che sia integra, genuina e sincera. Quando sarete confusi, ripensate a chi a Nola è morto per la libertà di tutti. Non facciamo che sia stato un sacrificio vano.
IN RICORDO DI:
- Giuseppe De Luca
- Sol. Domenico Russo
- Ten. Eduardo Carelli
- Col. Amedeo Ruberto
- Col. Michele De Pasqua
- Ten. Roberto Berninzoni
- Cap. Mario De Manuele
- Ten. Enrico Forzati
- Ten. Alberto Pesce
- Ten. Gino Iacovone
- Ten. Luigi Sidoli
- Ten. Pietro Nizzi
- Ten. Consolato Benedetto
- Gaetano Santaniello
- Rocco Sasso