Inquinamento ambientale e danni ai giovani, nuovi studi accademici. Nuove prove, infatti, emergono da uno dei più recenti da uno studi in materia, pubblicato il 27 marzo scorso sulla rivista Jama Psychatry da un team di ricercatori del del King’s College di Londra, incentrato sul legame psichicamente pericoloso tra biossido d’azoto (NO2) e adolescenti e ragazzi. Lo studio, dal titolo Association of Air Pollution Exposure with Psychotic Experiences during adolescence, è consultabile all’indirizzo www.jamanetwork.com e analizza le esperienze di oltre 2000 giovani di 17 anni in Gran Bretagna.
Il team di ricerca ha scoperto che quelli che vivevano in zone con elevati livelli di biossido avevano una probabilità del 70% più alta di avere psicosi e fenomeni di paranoia elevata. Capita di abusare, soprattutto nel gergo popolare e nell’opinione pubblica e dei non addetti ai lavori, del termine psicosi e psicotico senza avere una chiara idea di ciò che significa. Ciò contribuisce ad aggravare lo stigma della patologia mentale, spesso solo transitoria.
Il termine psicosi sta a significare una condizione psichica particolare il cui sintomo tipico è il delirio e/o l’allucinazione (visiva o uditiva); senza la presenza contemporanea dei due sintomi tipici non è possibile formulare diagnosi di schizofrenia.
Il 30% dei giovani analizzati nello studio inglese ha segnalato almeno un’esperienza psicotica, un tasso considerato normale per gli adolescenti: ma le psicosi erano significativamente più comuni tra gli adolescenti che vivono nel 25% dei posti più inquinati. “Nelle aree con i più alti livelli di biossido c’erano 12 adolescenti che riferivano esperienze psicotiche per ogni 20 adolescenti che non lo facevano. Nelle aree con livelli inferiori c’erano solo sette adolescenti che riferivano esperienze psicotiche per ogni 20 adolescenti che non lo facevano“: spiegano nello studio i ricercatori. Proprio nel periodo in cui milioni di adolescenti hanno sfilato in corteo scioperando per il clima e chiedendo ai potenti risposte immediate al problema del cambiamento climatico, delle emissioni e dell’inquinamento, anche gli scienziati del King’s College ritengono importante porre un freno ai livelli elevati di biossido proprio per poter garantire un futuro più sano: “i bambini e i giovani sarebbero i soggetti più vulnerabili agli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico a causa proprio della giovinezza del cervello e del sistema respiratorio. Sebbene esperienze psicotiche nei giovani siano più comuni e solo per un determinato periodo di tempo, questi sintomi causati dall’inquinamento potrebbero sviluppare malattie mentali, come depressione, in seguito in età adulta“.
L’Italia è un Paese che ha raggiunto altissime percentuali di inquinamento, raggiungendo, secondo l’ISPRA, nel 2015 una punta storica di oltre 80mila morti legate alle condizioni dell’aria. Secondo lo stesso ISPRA, in un recente rapporto pubblicato nel febbraio scorso, a “violare” la qualità dell’aria e scatenare il particolato atmosferico, un altro degli agenti chimici più dannosi per la salute umana, sarebbero soprattutto riscaldamenti e allevamenti intensivi di animali diffusi in tutta Italia, pari, rispettivamente, al 38% e al 15,1%.