Porti chiusi e guerra ai trafficanti. Questa è la ricetta per la sicurezza delle coste del ministro degli Interni, Matteo Salvini. Una ricetta che però sembra essere sempre più propaganda.
A smentire il ministro, infatti, ci pensano i dati e i sindaci siciliani. Uno su tutti, Totò Martello, sindaco di Lampedusa. La fascia tricolore fa la voce grossa e richiama l’attenzione sull’ ormai dimenticato faro siciliano: 7 sbarchi da inizio anno (l’ultimo nella notte tra il 7 e l’8 marzo), oltre 300 per circa 3500 persone nel 2018.
Anche i dati del Viminale parlano chiaro: nel 2018 ci sono stati 6161 migranti che hanno messo piede sulle nostre coste, nel 2019 già 398 (con 62 minori non accompagnati). Rispetto al 2017 i dati sono in netto calo ma le motivazioni sono molte e diverse, primi tra tutti gli accordi italo-libici che hanno trattenuto in Africa (negli ormai tristemente famosi lager libici) molti profughi in partenza, senza dimenticare il fatto che le rotte dei migranti sembrano ormai essersi spostate verso la penisola iberica.
I porti quindi sembrano per nulla “chiusi”, ultimo episodio in ordine di tempo è quello della nave Mare Jonio della ONG Mediterranea: 49 migranti salvati nelle acque libiche, sequestro dell’imbarcazione e indagato il capitano per aver scelto proprio Lampedusa, e non la Libia, come porto sicuro per lo sbarco. Un nuovo braccio di ferro, il tutto dopo l’ennesima tragedia in mare del 4 marzo scorso, dove 21 migranti hanno trovato la morte, tra cui 4 donne (di cui una incinta).
Porti chiusi: propaganda o realtà?