Qual è la ragione economica alla base della protesta dei pastori sardi per il latte?

di Vincenzo Persico

In questi giorni sono state frequenti le immagini trasmesse dai telegiornali riguardo i pastori della Sardegna intenti a rovesciare per le strade bidoni pieni di latte di pecora in segno di protesta, l’obiettivo è quello di ottenere una migliore remunerazione sul prezzo di quest’ultimo pagato alla stalla.

La rivolta, che non tende a placarsi, ha suscitato l’attenzione delle istituzioni che sono alla ricerca di una soluzione con il Ministro Salvini, il quale ha promesso interventi nel più breve tempo possibile.

Anche i giocatori della squadra di calcio del Cagliari sono stati coinvolti nella protesta, tanto che poco più di una settimana fa alcuni di loro si sono uniti ai manifestanti rovesciando con un gesto dimostrativo alcuni bidoni di latte all’esterno del centro di allenamento.

Ma andiamo ad analizzare il perchè di questa protesta, approfondendo l’aspetto puramente economico della questioneIl motivo scatenante è la continua discesa del prezzo del latte di pecora che già aveva fatto sentire il suo peso nel corso del 2018. Da luglio a dicembre, infatti, questo è costantemente sceso da 0,79 euro a 0,62 euro, attestandosi poi ad inizio anno 2019 a 0,63 euro al litro. Il picco al ribasso si è però avuto recentemente raggiungendo i 0,60 euro, a fronte di costi di produzione che iva esclusa hanno raggiunto i 70 centesimi per ogni litro trasformato, segnando un margine negativo per le aziende produttrici di 14 centesimi al litro. In sette mesi quindi sono stati persi ben 19 centesimi al litro sul fronte dei prezzi alla stalla.

Gli allevatori chiedono, allora, che il prezzo di vendita salga almeno ad un euro al litro mentre gli industriali parlano di crisi del mercato del pecorino romano e di eccedenze nei magazzini.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Antitrust che ha deciso di avviare un procedimento nei confronti del Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano e di 32 imprese di trasformazione ad esso aderenti, tutte con sede nell’isola. L’inchiesta serve a verificare se gli operatori abbiano imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte al di sotto dei costi medi di produzione. Potrebbe infatti esserci un significativo squilibrio contrattuale tra i caseifici e gli allevatori, questi ultimi parte debole del rapporto.

[Foto Il Messaggero]

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