Il docufilm Terra Bruciata è un documentario unico per due motivi: per il suo genere, non proprio classico e tradizionale tipico delle uscite nelle sale, e per il tema trattato. La storia ricostruisce una delle tanti stragi naziste perpetrate tra il basso Lazio e il casertano all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre del ’43. Nella mattinata del 1° novembre del 1943 a Conca della Campania, piccolo paese della provincia di Caserta, ventuno civili vengono trucidati da una pattuglia di militari tedeschi. Il film, uscito il 25 aprile scorso nelle sale, è distribuito da Cinecittà Luce e raccoglie le testimonianze e il sostegno delle comunità locali.
Presente alla presentazione del film a Nola in occasione delle giornate della memoria il regista Luca Gianfrancesco che ci ha lasciato alcune riflessioni e argomentazioni riguardo il significato del film e dei temi trattati.
“In tutto il territorio che va da Napoli a Montecassino ci sono state stragi naziste. Il film si concentra sulla zona dell’alto casertano. Ciò che raccontiamo nel film serve da paradigma per tutto quello che avvenne in quel territorio. Quando si fa un film di un’ora e mezza è necessario focalizzarsi su un unico episodio, come quello di Conca della Campania, dove venne ammazzato il padre di Graziella, la signora che ci ha lasciato una preziosa testimonianza nel film. Quella strage è molto importante per raccontare ciò che successe, così come è importante la strage di Nola, una delle primissime stragi naziste all’indomani dell’armistizio. L’eccidio di Nola è importante perché ci fornisce un quadro d’insieme su questo fenomeno. Ciò che qui abbiamo visto è un docufilm. Non è né un film né un documentario. Ci sono pezzetti di film all’interno di quello che è un documentario”.
“Il film ha totalizzato 35 copie ed è uscito in 35 città. Ha vinto premi in 9 festival in Italia e nel mondo. E aspettiamo conferme di vittorie in altri due festival, il Festival del Cinema di Edimburgo e un Festival di documentari e cinema storico in Croazia. Per quanto riguarda gli spettatori abbiamo superato i 50.000 spettatori. Per un film documentario ha già ragrgiunto un risultato importante. Bisogna raccontare una storia inedita e questa storia non è mai stata raccontata da nessuno. Il cinema, il genere del documentario, ma anche gli storici fino a quindici anni fa, hanno sempre raccontato lo sbarco alleato in Sicilia, lo sbarco del 9 settembre a Salerno, le quattro giornate di Napoli (27 settembre/ 2ottobre), dopo di che veniva fatto un salto fino ad arrivare a Montecassino. Come se a Nola, Acerra, Capua non fosse successo nulla. Nemmeno io conoscevo questa storia pur essendo nato anch’io in quei luoghi”.
“Prima che il professor Angelone me lo raccontasse, circa sette anni fa, io ero all’oscuro di tutto: c’era un racconto della seconda guerra mondiale che ha scavalcato questo territorio. Era importante raccontare una storia inedita. C’era la necessità di scrivere questo racconto prima che fosse troppo tardi. Molti ci hanno lasciato poco dopo le interviste. Diciamo che siamo arrivati proprio all’ultimo. Questo film, se fatto quindici/venti anni fa, avrebbe reso più testimonianze su questa storia. La necessità era quella di rendere onore e merito a questi uomini e queste donne che sono stati silenziati. La signora Graziella di Gasparro ha sempre cercato di ricostruire la memoria, cercando notizie invano circa la fine di suo padre. Questo film è dedicato a loro“.
Il Regista poi ha risposto alle nostre domande
“In occasione della Giornata della Memoria oggi è stato proiettato il film Terra Bruciata. Senza passato non abbiamo nemmeno futuro. Quanto è importante la memoria per lei?”
“La memoria è importantissima. Parliamo di fatti dimenticati. In questa dimenticanza c’è anche la strage di Nola, un tassello mancante della memoria del nostro Paese. Con questo film rimettiamo in auge questa parte. La storia non si ripete mai allo stesso modo. Lo ha detto anche la senatrice Liliana Segre, che è venuta per la presentazione del film a Dicembre a Milano. A guardar bene, anche oggi ci sono degli indizi che riconducono a ciò che successe nel ’43 e nella seconda guerra mondiale. Uno degli obiettivi che ha il nostro film è di colmare questo buco nella memoria del nostro Paese. Sarebbe bello se anche il Meridione d’Italia, come nel Centro-Nord, in occasione del 25 Aprile venisse considerato un giorno in cui tutti gli italiani si ricordino di quel giorno come di un secondo Risorgimento. La memoria è fondamentale“.
“Oggi siamo più fortunati a vivere nella nostra epoca e non in quell’epoca così buia. In un conflitto c’è una distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male. Il finale è un messaggio per il futuro, l’abbraccio tra una bambina partigiana e l’ambasciatrice tedesca…“
“Il finale a sorpresa con la presenza dell’ambasciatrice che è venuta a Conca della Campania per crimini non commessi dalla sua generazione ma da quelle precedenti, ci aiuta a capire come i tedeschi abbiano elaborato il loro lutto. Il conto con quel passato i tedeschi l’hanno fatto. Hanno messo su non solo il processo di Norimberga, che venne istituito però inizialmente dagli Alleati, ma anche processi contro i loro stessi criminali di guerra. Il loro modello educativo ha inculcato nelle scuole e nei nuovi cittadini tedeschi non colpevoli un senso di colpa anche emotivo. Noi italiani, invece, il conto con il passato non l’abbiamo ancora chiuso. L’ambasciatrice, infatti, è venuta a chiedere scusa a Conca della Campania. L’ultima ricerca finanziata dai tedeschi ha dato vita ad una piattaforma informatica che si chiama Atlante delle stragi naziste-fasciste, in cui c’è mappato tutto il territorio italiano, paesino per paesino, con le relative stragi. Le ricerche coordinate da decine di ricercatori italiani sono state finanziate per 4 milioni dal governo tedesco”.
“Per quanto riguarda le fonti, ha già citato quelle orali, come quella della signora Graziella, o informatiche, ma ha altre fonti da volerci comunicare da cui ha attinto per la produzione del film?“
“Le fonti a cui abbiamo attinto sono state tantissime: il professor Angelone, massimo esperto di archivi audio-visivi dal NARA di Washington; il professor Giovanni Cerchia che ha scritto la Memoria Tradita; il massimo esperto mondiale di stragi naziste, Carlo Gentile, che insegna a Colonia e ha avuto accesso agli archivi tedeschi, è lui che ci da il punto di vista tedesco. C’è poi la professoressa Gabriella Gribaudi che ha scritto due libri, tra cui quello che ha direttamente ispirato il titolo del film, ovvero Terra Bruciata, oltre che Guerra Totale, che raccoglie le memorie vive dei testimoni di questo territorio. Ci sono infine gli studi di Capobianco, di Caserta, anche essi importantissimi. Ci vorrebbero forse venti film, e non basterebbero, per racchiudere tutte le testimonianze e le fonti da cui abbiamo attinto“.
[Si ringrazia per la collaborazione nel confezionamento dell’intervista a Luca Gianfrancesco il collega della Gazzetta Campana, Antonio Romano]