Napoli: la carta cede il passo al progresso, così le storiche librerie stanno morendo

di Vittorio Paolino Pasciari

… Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare…” : così recita una delle più celebri citazioni di Carl Ruiz Zafòn.

L’abuso del comodo progresso incrementa il regresso di mente e di cuore: così potrebbe essere spiegata la crisi delle librerie a Napoli.

La melodia del Lungomare di via Caracciolo rende la lettura, seduti o meglio ancora distesi su uno di quei bianchi scogli, più rigenerante di un buon caffè. Eppure un cappuccino con cornetto a Piazza dei Martiri ha qualcosa di unico per un vero lettore. In verità la sede della libreria Feltrinelli situata in questa piazza offre un rifugio a chi ancora vuole sentire il profumo di quelle pagine cartacee. Chiunque sia nato e viva a Napoli, o anche abbia solo trascorso gli anni migliori della sua istruzione fra Porta di Massa e Piazza Bellini, non può scordare il vero cuore della lettura in questa città, o citando Eduardo, in questo mondo: Via Port’Alba.

Moltissimi giovani ancora oggi conoscono questa via per la storica pizza a portafoglio, qualcuno ancora si ricorda delle bancarelle letteralmente grondanti di volumi tascabili impolverati come di un pezzo del passato che ancora ha un valore inestimabile per un lettore. Ed in effetti ancora oggi è possibile vedere qualche bancarella e qualche storica libreria che sopravvive.

Resta però un’amara ironia ed un colpo al cuore per un vero lettore quella lapide eretta a riconoscimento della storica libreria “A. Guida”, ma che da anni ne ricorda invece, come una vera tomba, la triste fine.

Negli anni del fascismo la libreria fu un ritrovo di intellettuali antifascisti. Negli anni Sessanta prendevano il via – nella “saletta rossa” della libreria Guida – una serie di incontri che la faranno diventare (in un periodo molto buio) il luogo centrale della vita culturale napoletana. Qui autori come Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Alberto Moravia, Roland Barthes, Jack Kerouac, Pier Paolo Pasolini, Domenico Rea, Indro Montanelli Pierre Klossowski parteciparono a dibattiti che richiamavano una gran folla di intellettuali, soprattutto giovani, molti dei quali diventeranno a loro volta personaggi di primo piano della vita culturale napoletana. La libreria fu palcoscenico delle provocazioni dei giovani Edoardo Sanguineti Umberto Eco e fu teatro dei proclami beat di Allen Ginsberg Fernanda Pivano. Tra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso, a Napoli c’erano sei librerie Guida: a Port’Alba, a piazza San Domenico Maggiore, a piazza dei Martiri e altre tre al Vomero, tutte appartenenti ai figli di Alfredo Guida e dei suoi due fratelli. Ma questa è solo parte della gloriosa storia di questa libreria. Chi fra i giovani del presente ha avuto occasione di visitarla prima della chiusura non può non dimenticare quell’inimitabile senso di meraviglia a cercare fra scaffali circondati da oggetti del passato, come macchine da scrivere o vecchi giochi, ormai presenti solo nel ricordo di pochi.

E se poi si decide di tornare a visitare i luoghi dell’Università “Federico II” a Porta di Massa, scendendo fra Via Benedetto Croce e Via Mezzocannone, si sente ancora una certa amarezza a rivedere luoghi dove un tempo c’erano librerie di piccolo calibro ma più che fornite, o peggio se ne vedono altre, l’ultima è l’altrettanto storica “Libreria Scientifica Pisanti” in zona universitaria fra Corso Umberto e l’angolo di Via Mezzocannone, ormai prossime alla chiusura.

Magra consolazione resta il pensiero che ci siano ancora store più che funzionanti come, oltre alla storica a Piazza dei Martiri, le altre sedi della Feltrinelli, rispettivamente nel vicolo di Via San Tommaso d’Aquino e alla stazione a Piazza Garibaldi, oppure la piccola ma più che accogliente libreria “Ubik” a via Benedetto Croce o ancora un luogo altrettanto storico per leggere come San Biagio dei librai.

Viviamo in un presente dove sempre più vitale sembra assumere il gesto di far scorrere un dito su un display portatile ogni volta che ci serve sapere qualcosa o anche per un semplice svago. Eppure ancora c’è chi, e non solo fra i più anziani, preferisce immergere le dita fra pagine cartacee per scoprire una nuova storia o imparare un nuova lezione di vita dopo aver chiuso il libro. Chiunque abbia trascorso del tempo a stretto contatto con un libro cartaceo fino ad assimilarne nello spirito il profumo delle pagine non può non sentire una ferita che si riapre ogni volta che ripassa in un luogo dove un tempo non solo si mangiava o si compravano vestiti o il nuovo smartphone, ma si poteva soprattutto gustare il miglior cibo per la mente ed il cuore in una libreria.

Il progresso va avanti, come è giusto che sia per l’evoluzione, ed è normale che determinate attività vadano scomparendo, e non c’è dubbio che la tecnologia del presente abbia facilitato molte operazioni che prima richiedevano più tempo e fatica a chi necessitava di altri mezzi. Tuttavia un occhio critico formato sugli studi classici non può non scorgere un incremento esponenziale della dipendenza dalla tecnologia da parte di chi invece potrebbe scoprire i vantaggi di una ricerca manuale lenta ma approfondita che aiuta a sviluppare cognizioni che le comodità fin troppo ricercate del progresso possono solo stuzzicare.

Diceva Umberto Eco: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro». Un’ultima considerazione che gli uomini di oggi dovrebbero tenere presente: un libro o un taccuino cartacei sono vulnerabili ad agenti atmosferici e alla polvere del tempo, ma sempre possono conservare -se ben custoditi- una storia, un ricordo ed un intrinseco valore unico per molto, molto tempo; un pc portatile, un hard disk esterno, un CD o un DVD possono conservare molto ma basta un black out improvviso, un errore durante un trasferimento molto lento per la quantità di byte da salvare. Insomma basta un niente per perdere anche un archivio di anni, prima di una buona dose di nervi.

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