L’omicidio che negli ultimi periodi sta tenendo banco nell’opinione pubblica campana si tinge di nuovi risvolti. Ciro Guarente avrebbe avuto un complice. L’ex marinaio lo scorso 7 luglio aveva ucciso Vincenzo Ruggiero, 25enne attivista gay, nella casa di Heven Grimaldi, trans di cui Guarente era innamorato e che riteneva avere una relazione proprio con Ruggiero. Dopo averlo ucciso a colpi di pistola, l’omocida aveva fatto a pezzi il cadavere e nascosto in un garage di Ponticelli.
Proprio nel quartiere della periferia Est di Napoli, dove Guarente ha dei parenti stretti, sarebbe stato arrestato un complice. Si tratta del 51enne Francesco De Turris, fermato con l’accusa di aver fornito a Guarente la calibro 7.65 clandestina usata per l’omicidio. De Turris viveva nel palazzo a fianco a quello dei genitori di Guarente e lo conosceva da tempo, durante l’interrogatorio ha confessato di aver fornito l’arma in “amicizia” ma di sapere a cosa servisse. Le forze dell’ordine sono state allertate da un flusso anomalo telefonico nei giorni precedenti l’omicidio tra i due ed hanno cominciato a sorvegliarlo e a pedinarlo durante le indagini per il delitto. Le manette sono scattate giovedì ma il Gip ha disposto il fermo cautelativo in carcere solo nelle ultime ore. Per il 51enne l’accusa ora è di concorso in omicidio, detenzione, porto e cessione abusiva di armi.