Alla scoperta del sitting volley, con il nolano Guido Pasciari CT della nazionale femminile

di Nello Cassese

Chi ha detto che si può giocare a pallavolo solo saltando e schiacciando? Chi ha detto che le barriere non si possono superare? E proprio la barriera divisoria del campo di pallavolo, così debole ma così possente dinanzi agli occhi degli atleti con disabilità, può essere una rampa di lancio per il successo. Il riferimento è al sitting volley, una variante della pallavolo per gli atleti con disabilità. I giocatori sono seduti sul parquet e giocano quindi quasi dal posto, la regola principale è che al momento del tocco l’atleta deve avere il sedere poggiato sul campo di gioco. Le due squadre sono composte da 6 giocatori e possono partecipare anche i cosiddetti “standing” (atleti normodotati che quindi riescono a tenere una posizione eretta), a patto che anch’essi giochino seduti. Il campo è ridotto (6mx10m), così come la rete che è tenuta ad un’altezza di 110 cm per gli uomini e 105 cm per le donne. Il sitting volley è una disciplina paralimpica dal 1976 ed è stata giocata per la prima volta nei Paesi Bassi. Prima delle Olimpiadi di Sidney del 2000 la disciplina si divideva in sitting e standing, oggi invece solo il sitting è ammesso alle paralimpiadi.

L’Italia non ha una tradizione antica in tal settore nè ha raggiunto significativi risultati, ma è una disciplina in evoluzione. La nazionale femminile ha partecipato al torneo preolimpico, non riuscendosi tuttavia a qualificare per Rio16. Il 19 marzo scorso però è arrivata la prima storica vittoria per la selezione femminile, contro l’Egitto ad Anji in Cina, proprio nel contesto del torneo preolimpico. Alla guida di questa nazionale c’è il nolano Guido Pasciari, esperto conoscitore di pallavolo. Pasciari ha portato con sè nell’entusiasmante trasferta cinese dodici atlete : Giulia Aringhieri, Giulia Bellandi, Sara Cirelli, Nadia Bala, Raffaella Battaglia, Francesca Bosi, Sara Desini, Antonella Di Cesare, Sabina Fornetti, Immacolata Greco, Alessandra Vitale e Michela Magnani.

Poco si è parlato di questo sport, come poco si parla in generale degli sport paralimpici. Ma è proprio da queste discipline che ci arrivano spesso le storie più emozionanti, quelle più vere, quelle in cui prevalgono sacrificio, determinazione, voglia di abbattere le barriere dell’impossibile. E allora poco importa se non si potrà saltare, anche da seduti si possono raggiungere altezze olimpiche, perchè con il cuore e la passione si possono conquistare vette ben più elevate.

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