Si è spento all’età di 84 anni Umberto Eco, scrittore, filosofo, semiologo, filologo e giornalista; un vero uomo di cultura per il quale nessun elenco di professioni può bastare a riassumerne la grandezza. Eco è morto nella sua abitazione di Milano. Ci lascia dei numeri impressionanti a testimonianza della sua grandezza, il suo romanzo più famoso “Il nome della rosa” ha venduto 14 milioni di copie nell’intero mondo ed ha ispirato il noto film con Sean Connery. Le sue opere sono state tradotte in più di cento lingue, inoltre l’anno scorso a 83 anni ha pubblicato la sua ultima opera, “Numero Zero”. Un’opera ambientata nel 1992, in cui Eco immagina una redazione giornalistica alle prese con la storia politica italiana dell’epoca, toccando temi scottanti come tangentopoli, P2, e terrorismo rosso. Eco era un grande studioso della comunicazione, non sdegnava mai di dire la sua sui mezzi di informazione, dai più ai meno tecnologici. Fuggito dalla fusione editoriale tra Rizzoli e Mondadori, aveva subito scelto di imbarcarsi in una nuova avventura con la neonata casa editrice La nave di Teseo, dicendo “Siamo pazzi, fuggiamo da questa Mondazzoli”, aggiungendo che questo progetto fosse “l’unica alternativa alla settimana enigmistica”, una dichiarazione non da poco nei confronti dell’editoria italiana. Non erano mancati nel corso del tempo anche prese di posizione nei confronti dei social network, che secondo Eco hanno dato diritto di parola e “legioni di imbecilli”. Non ha mai mancato di prendere posizione su fatti politici e culturali del nostro paese, mai con superficialità, sempre con spirito da osservatore critico. Ci lascia insomma una bandiera della nostra cultura, una di quelle personalità che tutti dovrebbero conoscere, e non soltanto tramite citazioni, ma accostandosi alle sue opere con quello stesso interesse e quella passione che Eco ha profuso dal primo all’ultimo giorno della sua vita in tutto ciò su cui metteva mano. Quasi 20 anni fa scriveva un pezzo per l’Espresso in cui, immaginando di parlare ad un suo discepolo alla maniera socratica, dava consigli su come prepararsi alla morte: “L’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?”.
di Marco Sigillo