“7 donne e un mistero”: risate amare nel giallo di Genovesi

di Vittorio Paolino Pasciari

7 donne e un mistero è un film di genere giallo-commedia del 2021 diretto da Alessandro Genovesi, prodotto e distribuito da Warner Bros. La pellicola è liberamente ispirata al film francese del 2002 8 donne e un mistero diretto da François Ozon, a sua volta basato sulla piéce teatrale del 1958 Huit femmes di Robert Thomas.

Il cast è formato da Margherita Buy (Margherita), Diana del Bufalo (Susanna), Sabrina Impacciatore (Agostina), Benedetta Porcaroli (Carolina), Micaela Ramazzotti (Veronica), Luisa Ranieri (Maria), Ornella Vanoni (Rachele) con l’aggiunta di Luca Pastorelli (Marcello) e Marco Rossetti (ispettore Giovanni Ripoldi).

Con un incasso totale di circa 1,85 milioni di euro il film ha ottenuto una nomination (miglior acconciatore) ai David di Donatello.

TRAMA Italia, anni ’30. In un’antica casa nobiliare isolata in campagna vive Marcello con la sua famiglia borghese costituita da sole donne, compresa la domestica. Il giorno della Vigilia di Natale la famiglia si riunisce nella villa ma Marcello viene trovato morto pugnalato alla schiena e subito dopo si presenta alla porta Veronica, antica fiamma e amante dell’anziano padrone di casa. Isolate da una tormenta di neve e con il telefono staccato, sette donne si ritrovano così coinvolte in un’indagine domestica per scoprire l’assassino: Margherita, la moglie fredda e vedova per nulla affranta; Rachele, la suocera ubriacona e avara in sedia a rotelle; Veronica, l’amante tenebrosa e frivola che sembra sapere tutto; Agostina, la cognata zitella e nevrastenica, innamorata e respinta da Marcello; Maria, la cameriera napoletana che osserva tutti e unica dotata di buon senso e acume; Susanna e Caterina, le due figlie di Marcello, rispettivamente una studentessa universitaria devota alla famiglia ed una ragazza ribelle alla famiglia ma legata al padre. Le reciproche accuse tra le donne e una serie di colpi di scena intriganti faranno emergere particolari inquietanti e sveleranno alcuni segreti che faranno cadere ad una ad una le maschere dell’ipocrisia.

ANALISI Fin da subito lo spettatore viene introdotto, attraverso un’azione che scorre veloce, in un tipico cliché che vuole fondere il giallo (la casa isolata, un omicidio, un sacco di sospetti) con la commedia amara in stile natalizio (la famiglia riunita come pretesto che mette in luce vizi e difetti). Ognuno dei personaggi è uno stereotipo che, grazie ad interpreti ben note, collaudate ed amate sul piccolo e grande schermo nostrano, offre l’occasione per divertirsi, almeno per i primi tre quarti di trama. Verso la fine l’attesa, pur alleggerita dal tono comico iniziale, torna a crescere attraverso nuove e sconvolgenti rivelazioni finché cede il posto ad un primo colpo di scena rivelatore che sorprende chi pensava di aver trovato la soluzione del mistero. Il secondo, del tutto inaspettato, colpo di scena che precede il finale aggiunge un tocco di noir che chiude un quadro dai toni amari e lascia spazio libero alle conclusioni di chi avrà apprezzato o no il cocktail di divertimento ed intrigo offerto dal regista e reso suggestivo dalla scenografia e dalle irresistibili protagoniste.

FRA TEATRO E CINEMA   Il regista, commediografo, sceneggiatore e attore italiano Alessandro Genovesi (Milano, 10 gennaio 1973) muove i primi passi nel teatro ed è proprio una sua piéce teatrale, Happy Family – Premio Riccione per il teatro del 2007 – ad aprirgli le porte del cinema quando il regista Gabriele Salvatores decide di trarne un film omonimo nel 2010. Il film è un successo che fa guadagnare a Genovesi la nomination per la sceneggiatura ai Nastri d’Argento.

Passato dietro la macchina da presa, continuando a curare la sceneggiatura, nel 2011 ottiene il plauso del pubblico con la commedia La peggiore settimana della mia vita, storia di due fidanzati osteggiati dai genitori di lei. Altri discreti successi sono Ma che bella sorpresa (2015) e Puoi baciare lo sposo (2018), ai quali seguono 10 giorni senza mamma (2019) e 10 giorni con Babbo Natale (2020).

Rispetto alle fonti di ispirazione del suo remake, Genovesi conserva il contesto teatrale (l’azione si svolge tutta all’interno della villa in una vera e suggestiva scenografia) apportando delle modifiche temporali (il contesto indietreggia dagli anni ’50 agli anni ’30), di cast (la sorella frivola e libertina del padrone di casa diventa l’amante tenebrosa e passionale) e di testo (il finale tragico si ‘alleggerisce’ pur restando amaro). L’intento originale, ovvero quello di far cadere ogni maschera di ipocrisia ed apparenza per mostrare i vizi e i difetti dei sospettati, viene rispettato pienamente ma il regista milanese cerca di andare oltre alleggerendo il tono come solo un commediografo sa fare e puntando infine il dito contro un deviato senso di mutua convenienza che ingloba anche i sentimenti più puri e purtroppo sempre più rari.

Nel complesso non si può che ammirare le interpretazioni delle meravigliose protagoniste e chi troverà da ridire è libero di esprimere il suo parere. Particolarmente indicato per chi vuole cercare in un’1 h e 20’ la distrazione ed il piacere con qualcosa di unico per annegare la depressione in incremento che infetta il nostro povero presente in degrado totale.

INTRIGANTE E DIVERTENTE.

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